Il Coreper, l’ente che riunisce gli ambasciatori dei paesi membri dell’UE, ha dato il via libera a una nuova normativa che mira a tagliare le emissioni medie di CO2 dei camion nuovi del 45% entro il 2030, del 65% entro il 2035, e del 90% entro il 2040, rispetto ai livelli del 2019. Paolo Uggè, presidente di Fai-Conftrasporto, ha espresso una posizione critica, indicando che l’autotrasporto potrebbe adottare azioni simili a quelle degli agricoltori se le anticipazioni dell’accordo del 9 febbraio saranno confermate.
I tagli significativi e progressivi alle emissioni di CO2 dei camion sono stati confermati durante una riunione del 9 febbraio dal Coreper, l’organo del Consiglio Europeo che include i rappresentanti permanenti dei governi presso l’UE. Questa decisione riafferma l’accordo politico raggiunto a gennaio con il Parlamento Europeo, stabilendo obiettivi di riduzione del 45% al 2030, del 65% al 2035, e del 90% al 2040, oltre a un obiettivo già esistente del 15% al 2025. Questi obiettivi saranno applicati ai veicoli pesanti di oltre 7,5 tonnellate e agli autobus.
Secondo quanto riportato dall’Ansa, durante la riunione, l’Italia ha mantenuto una posizione neutra, così come Polonia, Slovacchia e Repubblica Ceca, mentre la Svezia ha richiesto ulteriori valutazioni. La Germania ha espresso il proprio supporto alla normativa, chiedendo però una clausola di eccezione per i veicoli che utilizzano carburanti sintetici (e-fuel), a condizione che si dimostri la loro neutralità climatica in termini di emissioni di CO2.
Prima che la normativa diventi ufficiale, come sottolineato da Transport & Environment (T&E), un’organizzazione europea che si impegna per la riduzione dell’impatto ambientale dei trasporti, sarà cruciale l’approvazione del Parlamento Europeo. Fedor Unterlohner di T&E ha enfatizzato l’importanza di progredire e fornire certezze all’industria europea dei camion, in competizione con gli Stati Uniti e la Cina, auspicando che il Parlamento Europeo proceda senza indugi.
In Italia, Paolo Uggè di Fai-Conftrasporto ha espresso preoccupazioni riguardo alle possibili conseguenze di decisioni ritenute eccessivamente ideologiche, facendo eco alle azioni intraprese dagli agricoltori e sottolineando la volontà del settore di contribuire alla tutela ambientale, a patto che vengano considerate le implicazioni di tali scelte.
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